Un po’ di storia

Dalle origini a oggi

L’olivo è una pianta di origine asiatica (Siria, Persia), la cui coltura arriva prima in Grecia all’epoca della fondazione di Atene (17° secolo a.C.) e poi nelle colonie greche sparse nel bacino del Mediterraneo.
È la civiltà romana a diffonderne la coltivazione lungo le coste del Mediterraneo, al punto che l’olio (utilizzato come commestibile) diviene fonte di notevoli scambi commerciali.
Tuttavia, con la caduta dell’Impero Romano inizia il lento declino della popolarità dell’olivo. Fino al 15° secolo d.C., l’olio d’oliva viene utilizzato quasi esclusivamente per alimentare le lucerne votive nei luoghi sacri e, in misura ridotta, sulle mense dei nobili; gli atleti devono ungersi il corpo con oli di noci e alle donne è vietato l’uso dell’olio d’oliva come cosmetico.
Il Rinascimento porta con sé la rinascita dell’interesse per la coltura dell’olivo e l’utilizzo dell’olio, una costante che dura tuttora e che coinvolge anche paesi collocati al di fuori del ristretto ambito del Mediterraneo.

In Friuli

Agli inizi del 20° secolo la nostra terra è ricoperta da olivi, ma le terribili gelate (ricordiamo quella del 1929 che mette in ginocchio l’intera produzione nazionale), le guerre mondiali e il crescente interesse degli agricoltori friulani verso la coltivazione della vite provocano la progressiva diminuzione dell’antica arte dell’olivicoltura. Questo importante patrimonio culturale, storico e gastronomico si è fortunatamente salvato grazie al rilancio della coltivazione dell’olivo iniziato verso gli anni ’90.
Anche se la coltivazione è in forte aumento, attualmente la produzione di olio è ancora molto limitata e gli agricoltori hanno impiantato olivi per pura passione, tanto che molti producono esclusivamente per autoconsumo e sono ancora pochi quelli che riescono ad imbottigliare e raggiungere consumatori, ristoranti ed enoteche.
Infatti, oggi l’Olio Extra Vergine di Oliva Friulano è uno dei prodotti più ricercati: pur non raggiungendo grandi quantità (la produzione regionale costituisce solo l’0,1% del totale nazionale), è assicurato un elevato standard di qualità. La difficoltà di trovarsi nell’area più settentrionale del mondo che ospita olivi e di dover pertanto convivere con il rischio di gelate conferisce in realtà un valore aggiunto al nostro olio. È noto, infatti, che gli oli ottenuti in aree fredde presentano un contenuto più alto di acidi grassi insaturi (di grande aiuto per il metabolismo del nostro organismo) rispetto a quelli delle zone più calde.
Si stima che in regione una superficie complessiva di 300 ettari sia destinata agli olivi. In particolare, le coltivazioni si dislocano lungo la fascia litoranea tra Trieste e Muggia, dove la presenza del mare comporta un clima di tipo quasi mediterraneo,
in alcune aree dell’altopiano carsico e nei rilievi collinari del Collio goriziano, caratterizzati da versanti naturali di varia pendenza o terrazzati. Zone favorevoli sono anche quelle dei colli orientali pedemontani, che si estendono da Magnano in Riviera a Cividale del Friuli, dei colli meridionali di Buttrio e Rosazzo, dove le caratteristiche climatiche risentono sia degli influssi mediterranei che continentali, e della fascia pedemontana occidentale, che si estende tra Aviano e Caneva. Molto coltivati risultano essere anche i versanti collinari compresi tra i rilievi dell’anfiteatro morenico del Tagliamento, da Tarcento a Gemona del Friuli e da San Daniele del Friuli a Pinzano al Tagliamento. Voi fermatevi a Ragogna!